Pensare che Dio sia “soltanto” una parola non significa ridurne il valore nella storia. Al contrario, può significare dare contenuto di realtà alle radici profonde che hanno indotto, nei secoli, comunità di esseri umani a lavorare intorno a questa immagine, costruendo una foresta di simboli, tracciando cammini di conoscenza e di relazione tra gli uomini. Ma poiché ogni pensiero deve fare i conti con la contemporaneità, è necessario capire se la parola «Dio» sia oggi sfibrata, svuotata di senso oppure se sia possibile rinvenirne un significato nuovo, in cui al di là della narrazione mitologica si possa intravvedere l’ossatura di una inesausta ricerca. Potremmo allora considerare la parola «Dio» come il punto di intersezione tra le piccole vicende umane di ogni tempo e le vorticose dimensioni della ricerca intorno all’universo. Forse è in questo incrocio di strade che la parola «Dio» è stata formulata. E forse si può tentare oggi di immaginare una nuova mappa. Interrogando la vita, ma anche le scienze, la poesia, la storia e le Scritture stesse. (Quarta di copertina)
“Un Dio troppo simile alla volubile creatura umana per essere quel Dio affidabile, quella roccia su cui dovrebbero poggiare i passi insicuri degli uomini? Forse. Ma la grande “invenzione” del popolo di Israele – mi si passi questo termine, che non vuole avere niente di riduttivo, ma a cui anzi è possibile, da un certo punto di vista, assegnare un valore davvero universale – è proprio quella di un Dio che vive dentro la contraddizione dell’umano, a cui vuole garantire leggi e libertà, ma capace anche di innalzarsi al di sopra della storia per scrutare gli abissi dell’origine e della fine, in bilico tra caos e armonia. Perciò quella parola continua ad essere così grande.” (p. 20)
“Questo libro nasce da venticinque anni di dialoghi, incontri, letture, riflessioni avvenute nello spazio della trasmissione di Radio3 Uomini e Profeti. Non potrei ringraziare tutti coloro che vi hanno partecipato, perché non basterebbe un altro libro. Ciascuna delle persone incontrate sa quanto grande è il mio debito, per avermi fatto appassionare alla parola “Dio”, alle “parole di Dio” contenute nelle Scritture, al movimento stesso della vita. A tutti loro la mia gratitudine sconfinata, anche a quelli che ho incontrato solo fuggevolmente e neppure immaginano quanto sia stata preziosa la loro presenza, e anche a tutti coloro che con un ascolto fedele, critico, intelligente mi hanno accompagnata e aiutata nel mio lavoro.” (Nota al testo, p. 133)
Questa intervista a “Scritto, Letto, Detto” dedicata a “La parola Dio” è andata in onda domenica 5 aprile p.v. alle ore 8:50
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